La biospeleologia romana trova in Saverio Patrizi Montoro (1902-1957) e Marcello Cerruti (1908-1978) due instancabili ricercatori che riusciranno a trasmettere il loro sapere e la loro passione alle generazioni successive. A loro si deve l’inizio di quella linea di ricerca biospeleologica che tuttora caratterizza il Circolo Speleologico Romano e che ha portato alla esplorazione biologica di grotte in tutto il mondo con la scoperta di centinaia di nuove specie di animali cavernicoli.
Le origini
Saverio Patrizi fu naturalista e appassionato zoologo. I suoi interessi scientifici spaziavano dalla fauna africana all’entomologia e alla biospeleologia; coltivava tu tti questi interessi con serietà e professionalità. Il contributo che Patrizi diede alla biospeleologia fu fondamentale: a lui si devono le prime vere ricerche faunistiche nelle grotte del Lazio, della Sardegna e dell’Anatolia dove, nel corso di una missione scientifica con la nave oceanografica Vema, organizzata dal Lamont Geological Observatory della Columbia University e dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana, visita la grotta Ulisse Aldrovandi (In-Dag) nel Tauro di Panfilia. Risale al 1926 la sua prima nota sulla raccolta e conservazione degli animali cavernicoli. Negli anni Trenta del 900, Patrizi inizia una serie di ricerche sistematiche nelle grotte dell’Italia centrale che continueranno sino agli anni Cinquanta.
Alle visite in queste cavità si unisce spesso l’amico e collega Marcello Cerruti. Questi fu allievo di Paolo Luigioni, che incontrò nel 1928-29 e che fece nascere in lui la passione per l’entomologia.
Cerruti si dedicò inizialmente alla raccolta e allo studio degli insetti dell’Appennino centrale, con particolare interesse per i coleotteri carabidi e stafilinidi.
La sua passione per gli insetti delle aree montane lo portarono quasi subito ad occuparsi anche di faune delle grotte. Nel 1938 collaborò infatti con l’Istituto Speleologico Italiano di Postumia e nel 1947 si iscrisse al Circolo Speleologico Romano. Saverio Patrizi e Marcello Cerruti furono gli iniziatori di ricerche sistematiche in Sardegna. Tra gli anni 1951 e 1956 condussero infatti quattro spedizioni nell’isola, con risultati eclatanti come la scoperta di nuove specie e nuovi generi di coleotteri troglobi quali Speomolops sardous, Sardaphaenops supramontanus e Patriziella sardoa, ponendo le basi per lo sviluppo delle numerose, successive ricerche su una delle faune cavernicole più interessanti del bacino Mediterraneo.
Gli anni Sessanta
Nella prima metà degli anni Sessanta la Sardegna è di nuovo teatro di spedizioni biospeleologiche del CSR: Valerio Sbordoni, Augusto Vigna Taglianti, Marina Cobolli e Nicola Di Domenico sono le “nuove leve” della speleobiologia nel Circolo; alle ricerche in grotta associano le raccolte di fauna endogea, anche con l’ausilio della “nuova tecnica” del lavaggio del suolo. I risultati non tardano a manifestarsi, e, oltre ad arricchire il campionario di specie troglobie terrestri e acquatiche, emerge la notevole ricchezza della fauna dei suoli sardi, con la scoperta di numerose nuove specie di coleotteri endogei.
Le ricerche proseguono anche in altre regioni (Friuli Venezia Giulia, Toscana, Slovenia, Croazia, Spagna) soprattutto in Italia centro-meridionale, dove, pur impegnati in un’intensa attività esplorativa, Sbordoni e Di Domenico non trascurano l’indagine biospeleologica.
La fauna cavernicola dell’Appennino Centrale sarà infatti l’oggetto della tesi di laurea di V. Sbordoni, nel 1966. Le Alpi Liguri e Marittime sono invece il principale teatro delle ricerche di A. Vigna Taglianti, che sfoceranno, nel 1985, in una importante monografia insieme a M. Bologna.G
Al gruppo di giovani laureati in zoologia che operano nell’ambito del CSR negli anni ’60-’70, si associano anche altri colleghi che daranno contributi importanti allo sviluppo della biospeleologia, attraverso il CSR. Si tratta di Roberto Argano e Vezio Cottarelli, ai quali, assieme a Vigna Taglianti, si deve un grande impulso alle ricerche sulla fauna acquatica sotterranea o stigobia, che comprende oltre alle grotte, l’ambiente freatico e quello interstiziale, e Paolo Marcello Brignoli, destinato a diventare un’autorità internazionale nel campo dell’aracnologia, e artefice della prima autorevole rassegna dei ragni cavernicoli italiani pubblicata dal CSR.
Negli stessi anni Sessanta inizia la serie sistematica di ricerche sul Vicino Oriente che darà origine ad una lunga serie di spedizioni, zoologiche e speleologiche, e alla più importante serie organizzata di contributi faunistici riguardanti la Turchia e le regioni finitime. Nel Vicino Oriente la storia inizia nel 1963, con una spedizione del CSR in Libano, alla quale partecipa, come biospeleologo, Valerio Sbordoni. Di qualche anno più tardi, 1966, è una seconda spedizione in Iran, dove Virgilio Chimenti e Sbordoni visitano alcune cavità e raggiungono la vetta del Damavand Kooh (5670
m), sui Monti Elburs. Poi inizia l’Anatolia, con le spedizioni di Brignoli e Sbordoni nel 1967 e degli stessi, con Mario Chimenti, nel 1968, spedizioni che proseguono annualmente, con la partecipazione di vari altri biospeleologi del CSR o strettamente collegati con il Circolo, tra cui Argano, Cottarelli e Vigna Taglianti, ai quali si aggiungono successivamente Marzio Zapparoli, Mauro Rampini, Massimo Di Rao e Marco Lucarelli.
Gli anni Settanta
Verso la fine degli anni Sessanta e lungo tutto il decennio successivo, oltre alla prosecuzione delle ricerche speleologiche e biospeleologiche in Turchia, Grecia (con una importante spedizione del CSR a Creta nel 1974) e Libano, inizia un’intensa attività di ricerca nelle grotte del Messico iniziate sotto l’egida e il supporto economico dell’Accademia Nazionale dei Lincei e condotte da Argano e Sbordoni, ai quali si sono aggiunti altri zoologi: dapprima Vittorio Parisi e successivamente Aldo Zullini e Vincenzo Vomero.
Nelle prime quattro spedizioni (1969, 1971, 1973, 1975) l’obiettivo primario era proprio la ricerca biospeleologica, ma i partecipanti non trascurano l’aspetto esplorativo con il rilevamento topografico di oltre 115 grotte situate negli stati messicani di Queretaro, Tamaulipas, Veracruz, Tabasco e soprattutto Chiapas, quest’ultimo obiettivo primario per tutti gli anni Settanta. Queste spedizioni hanno portato alla scoperta di oltre un centinaio di specie nuove per la scienza, ma soprattutto hanno permesso di svelare l’enorme potenziale speleologico e la straordinaria diversità biologica delle aree carsiche di questa regione.
I principali risultati biospeleologici di queste spedizioni, accompagnati dai dati esplorativi e dai rilievi speleologici, costituiscono l’oggetto di tre volumi intitolati “Subterranean Fauna of Mexico”, pubblicati in una nuova serie “Missioni edesplorazioni” appositamente creata nei Quaderni dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Dagli anni Ottanta ad oggi
Inizia così la seconda serie di dieci spedizioni in Chiapas, svolte tra il 1981 e il 2001, organizzate da Sbordoni nell’ambito del CSR e sotto l’egida dell’Accademia Nazionale dei Lincei, che hanno visto, nel tempo, la partecipazione sempre più numerosa di speleologi accorsi da varie parti d’Italia e raccolti per l’occasione attorno al CSR. Queste spedizioni svolte lungo il ventennio che va dal 1981 al 2001 hanno significativamente contribuito alla speleologia del Chiapas, dove il ruolo del CSR è stato determinante. Facendo un sommario bilancio, con la aggiunta delle esplorazioni effettuate negli anni Settanta, possiamo contare oggi su una lista di oltre 150 grotte esplorate e rilevate per oltre 50 km di sviluppo sotterraneo.
Le scoperte biospeleologiche sono di grande rilievo. Soltanto tra il materiale studiato figurano ora circa 170 specie nuove per la scienza, molte delle quali appartenenti a nuovi generi. Le ricerche in Chiapas hanno anche fornito lo spunto per elaborare una nuova classificazione degli ambienti cavernicoli e per formulare una teoria che spiega la presenza di specie troglobie nelle grotte tropicali.
Intanto l’attività speleobiologica del CSR prosegue con continuità nelle grotte italiane (Friuli, Veneto, Appennino centro-meridionale, Sardegna), nel Mediterraneo orientale (Albania, Grecia, Turchia), ed anche in altri paesi asiatici con ricerche più o meno strutturate in Malesia, Nepal, India
settentrionale (Arunachal Pradesh e Meghalaya, Sikkim) e nelle Filippine.
Dal 2000, con la partecipazione di Leonardo Latella, attuale Conservatore Zoologo del Museo Civico di Storia naturale di Verona, il Circolo Speleologico Romano prenderà parte, anche se non con un ruolo organizzativo, alle ricerche nelle aree carsiche della Cina organizzate dal suddetto Museo.
Grazie a queste spedizioni, organizzate in collaborazione con diverse università ed enti di ricerca cinesi, sono state esplorate più di cento nuove cavità per uno sviluppo complessivo di circa 65 km e scoperte più di venti specie nuove per la scienza che consentono di cominciare a comprendere la storia del popolamento di questa interessante area geografica.
Troppo lunga sarebbe qui la rassegna delle ricerche svolte sul campo e in laboratorio, dai soci del Circolo che, professionalmente, come zoologi impegnati nelle università e nei musei, praticano o hanno praticato la biospeleologia. Le grotte rappresentano infatti un laboratorio naturale per ricerche di evoluzione, ecologia, sistematica e zoogeografia, e innumerevoli sono stati i contributi dei soci del CSR in questi settori.
I risultati di queste ricerche spaziano dall’ecologia degli ambienti sotterranei, acquatici e terrestri, alla genetica di popolazioni, allo studio del comportamento, alla sistematica e zoogeografia, affrontate anche con tecniche molecolari innovative.
Su queste tematiche si sono strutturati, nelle Università romane della Sapienza e di Tor Vergata, interi gruppi di ricerca che hanno visto l’impegno e la partecipazione attiva di studenti, dottorandi e giovani ricercatori. I risultati di queste ricerche hanno visto la luce in tesi di laurea, tesi di dottorato e in innumerevoli pubblicazioni su riviste scientifiche, molte delle quali di alto profilo internazionale.
Tra gli zoologi “professionisti”, ai già citati Argano, Brignoli, Cerruti, Cobolli, Forestiero, Lucarelli, Rampini, Latella, Sbordoni, Vigna, Vomero e Zapparoli, vanno aggiunti Claudio Di Russo, Massimiliano Di Giovanni e Vittorio Pasquali.
Tuttavia, nel corso delle varie spedizioni ed esplorazioni, le ricerche dei “professionisti” si sono frequentemente avvantaggiate dalla efficace collaborazione di altri speleologi del CSR, tra i quali vanno ricordati Andrea Gobetti, Corrado “Icaro” De Monte, Roberta De Cristofaro, Paolo Agnoletti, Anna Pedicone Cioffi, Stefano Gambari, Maurizio Monteleone, Guido Baroncini Turricchia, Maurizio Buttinelli.
Per dare una sommaria idea del contributo che il CSR ha nel tempo portato alla Zoologia, con particolare riferimento alla fauna cavernicola, va ricordato che sono centinaia i generi e le specie nuove per la Scienza nominalmente dedicate a soci del Circolo.
In questa sezione sono riportate alcune sintesi di Biospeleologia locale tratte da lavori pubblicati da soci del Circolo Speleologico Romano relativi ai risultati di indagini condotte negli ultimi anni in Italia e all’estero.