Fauna cavernicola dei Monti Lepini

Le prime ricerche biospeleologiche sui Monti Lepini furono condotte negli anni Cinquanta del 900 da Marcello Cerruti (1908-1978) e Saverio Patrizi (1902-1957), iniziatori della biospeleologia nel Lazio, soci del Circolo Speleologico Romano. Negli anni successivi, altri membri del C.S.R.  si occuparono della fauna delle grotte di questo comprensorio, tra cui Valerio Sbordoni, nonché Claudio Di Russo, Mauro Rampini e Leonardo Latella, i quali hanno recentemente pubblicato una sintesi sull’argomento (vedi Per approfondire). Alla fine del ‘900, particolare interesse hanno assunto le indagini sul sistema carsico del Monte Acquapuzza, nel comune di Bassiano, ai piedi del versante tirrenico dei Monti Lepini, dove si aprono una serie di grotte sulfuree popolate da una ricca e particolare fauna.

Nel complesso, la fauna cavernicola dei Monti Lepini è ricca di elementi cavernicoli, troglofili e troglobi, molti dei quali endemici di quest’area. Nel corso degli ultimi venticinque anni sono state condotte ricerche in una cinquantina di cavità naturali da cui provengono reperti relativi a circa 160 specie animali, pari al 40% di quelle conosciute per le grotte di tutto l’Appennino centrale. Di queste, ventiquattro specie sono particolarmente adattate alla vita cavernicola e una decina sono endemiche del comprensorio. Si tratta di valori senz’altro molto elevati, nell’ambito dell’Italia centrale, soprattutto se si considera l’estensione relativamente ridotta dell’area. Qui di seguito si riporta una breve rassegna delle specie più interessanti dal punto di vista biogeografico,  faunistico ed ecologico.

Tra gli elementi che presentano un buon adattamento alla vita cavernicola, per i Monti Lepini si può citare il mollusco gasteropode eutroglofilo Oxychilus draparnaudi (Beck). Questo ocsichilide è diffuso in tutto il Sud Europa ed è frequente nelle grotte con un tasso di umidità elevato, così come negli ambienti boschivi nella lettiera o sotto i sassi.

Tra i ragni, delle varie famiglie presenti nelle grotte di questa area, si ricordano i linifidi, con la specie eutroglofila Porrhoma convexum (Westring), rinvenuta in numerose località sia epigee che ipogee in tutta la penisola italiana ed in Europa, e i nesticidi, con Kryptonesticus eremita (Simon), eutroglofilo, presente in diverse grotte dei Monti Lepini, molto comune nelle cavità italiane e dell’Europa mediterranea ad esclusione della Sardegna, e Domitius sbordonii (Brignoli), troglobio, endemico dei Monti Lepini, dove è stato descritto su materiale raccolto in una cavità nel comune di Supino, la Grotta della Croce (il cui ingresso oggi non esiste più essendo stato letteralmente asfaltato), successivamente osservato anche in altre cavità vicine nell’area di Santa Serena (Pian della Croce, Supino). Tra i tetragnatidi si citano Meta menardi (Latreille) e Metellina merianae (Scopoli), entrambi a distribuzione paleartica occidentale ed eutroglofili.

Riguardo agli pseudoscorpioni, sino a pochi anni fa erano note nelle cavità di questi monti solo due forme troglobie di neobisidi, Neobisium patrizii patrizii Beier, esclusiva del preappennino campano-laziale, e N. p. romanum Manhert, endemica dei Monti Lepini e nota di due sole cavità.

Recentemente, grazie alle ricerche condotte nelle grotte sulfuree nel comune di Bassiano, nella Grotta di Fiume Coperto sono state individuate altre due specie troglobie, lo ctonide Chthonius latellai Gardini e un neobiside del genere Neobisium, sottogenere Ommatoblothrus, appartenente ad una specie inedita ancora in corso di studio.

La fauna delle acque sotterranee dei Monti Lepini è sicuramente molto meno conosciuta di quella terrestre. Degne di nota sono due specie stigobie di crostacei anfipodi del genere Niphargus, N. patrizii Ruffo e Vigna Taglianti, endemica del Preappennino Laziale, e N. stefanellii Ruffo e Vigna Taglianti, endemica italiana, nota di diverse località dell’Appennino centro-settentrionale che sui Monti Lepini è presente nelle acque sulfuree della Grotta di Fiume Coperto.

Niphargus sp. (Foto V. Sbordoni).

Altri crostacei sono rappresentati dall’isopode triconiscide Trichoniscus callorii Brian, ad oggi noto solo dell’Ouso di Pozzo Comune (Carpineto Romano).

Tra i miriapodi si segnala il diplopode callipodide Callipus foetidissimus (Savi), probabilmente eutroglofilo, diffuso in Italia centro-meridionale, Sardegna e Corsica.

Per quanto riguarda gli insetti, gli ortotteri cavernicoli sono rappresentati dal grillide Grillomorpha dalmatina (Ocskay), diffuso in molte cavità naturali ed artificiali dell’area mediterranea, e dal rafidoforide Dolichopoda geniculata (A. Costa), presente in molte grotte dell’Italia centro-meridionale. Si tratta in entrambi i casi di elementi eutroglofili.

I lepidotteri sono rappresentati da numerosi elementi eutroglofili che vanno a comporre la fauna parietale. Si ricordano, tra gli altri, i nottuidi Apopestes spectrum (Esper), Scoliopteryx libatrix (Linné), Pyrois effusa (Boisduval), e il geometride Triphosa dubitata (Linné).


Duvalius franzinorum, holotypus: habitus in visione dorsale (da Vigna Taglianti e Magrini, 2008. Fragmenta entomologica, 40 (1): 9-81).

Nell’ambito dei coleotteri, i carabidi trechini e i leiodidi colevini sono senza dubbio i taxa che, per numero di specie riscontrate e grado di adattamento alla vita negli ambienti sotterranei, sono maggiormente significativi. Tra i trechini si ricordano le cinque specie endemiche del genere Duvalius, D. lepinensis Cerruti, presente in molte cavità del comprensorio con due sottospecie, D. l. lepinensis Cerruti, nei Lepini centrali e orientali, e  D. l. ametistinus Magrini e Bastianini, nella porzione centro-occidentale; D. bastianinii Magrini, presente in diverse grotte e nell’ambiente endogeo; D. cerrutii Sbordoni e Di Domenico, nota esclusivamente del Pozzo l’Arcaro, sul Monte Siserno, nel comune di Ceccano; D. franziniorum Vigna Taglianti e Magrini, raro in grotta ma presente nel suolo e nell’ambiente sotterraneo superficiale in diverse località dell’area; D. nardii Vigna Taglianti e Magrini, nota delle grotte sulfuree del versante sud-occidentale, nel comune di Bassiano. I colevini sono invece rappresentati da specie del genere Bathysciola, come B. sisernica Cerruti e Patrizi, endemica del Pozzo l’Arcaro, dove convive con B. georgii Cerruti e Patrizi, meno specializzata. Negli ambienti sotterranei del Monte Semprevisa si trovano altre due specie esclusive dello stesso genere, B. delayi Latella e Rampini e B. vignai Sbordoni e Rampini, quest’ultima segnalata anche in una cavità dei Monti Ausoni.

Bathysciola delayi Latella e Rampini
(da Latella e Rampini, Fragmenta Entomologica, 26 (1): 141-150, disegno di Nicolò Falchi)

Duvalius nardii, holotypus: habitus in visione dorsale (da Vigna Taglianti e Magrini, 2008. Fragmenta entomologica, 40 (1): 9-81).

Sempre tra i coleotteri, nella Grotta del Fiume Coperto e nella adiacente Grotta della Cava (Bassiano) si segnala inoltre la presenza di uno stafilinide troglobio, lo pselafino Tycobythinus petriolii Poggi e Magrini, appartenente ad una specie esclusiva, descritta nel 2015. In queste due grotte, distanti poche decine di metri l’una dall’altra e probabilmente comunicanti, questa specie convive con altri interessanti coleotteri ipogei. Oltre al già citato D. nardii, si ricordano il carabide trechino Anillus petriolii Magrini e lo stafilinide pederino Scotonomus petriolii Bordoni e Magrini, entrambi endemici.


Tychobythinus petriolii, holotypus: habitus in visione dorsale (da Poggi e Magrini, 2015. Annali del Museo civico di Storia naturale di Genova “G. Doria”, 107: 377-385.)


La ricca e diversificata comunità biologica di queste particolarissime grotte – allo stato attuale delle conoscenze costituita da oltre trenta specie, sia acquatiche, inclusa una interessante popolazione ipogea dell’emittero Nepa cinerea (Linné), sia terrestri, e di cui molte possono essere considerate eutroglofile o troglobie – potrebbe dipendere, almeno in parte, dall’alto valore di acido solfidrico delle loro acque (7 mg/l), che ha permesso l’insediamento di una cospicua comunità batterica (solfobatteri e metanobatteri), capace di sfruttare il substrato sulfureo per sintetizzare sostanze organiche, aumentando così la disponibilità trofica complessiva del sistema carsico del Monte Acquapuzza.

Per quanto riguarda i chirotteri, nelle grotte dei Monti Lepini si segnala la presenza di tre rinolofidi, Rhinolophus ferrumequinum (Schreber), R. hipposideors (Bechstein) e R. euryale Blasi, e di quattro vespertilionidi, Myotis capaccinii (Bonaparte), M. myotis (Borkhausen), Miniopterus schreibersi (Natterer in Khul) e Plecotus auritus (Linné). Come tutti i pipistrelli della fauna italiana, si tratta di specie tutelate da leggi nazionali (legge n. 157/1992) e da Direttive e Convenzioni Internazionali (Convenzione di Berna, Convenzione di Bonn, Bat Agreement, Direttiva Habitat).

Per approfondire

Latella L., Rampini M,, 1994. Bathysciola delayi, nuova specie di Leptodirino dei Monti Lepini (Coleoptera, Cholevidae). Fragmenta entomologica, 26 (1): 141-150.

Latella L., 1995. La fauna cavernicola dei Monti Lepini. Notiziario del Circolo Speleologico Romano (n.s.), 6-7: 77-119.

Di Russo C., Latella L., Rampini M., 1999. La Grotta del Fiume Coperto e il suo significato biologico (Italia Centrale-Lazio). Speleologia, 41: 57-60.

Latella L., Di Russo C., Rampini M., 2015. Le grotte dei Monti Lepini e la loro fauna. In: Corsetti L., Angelini C., Copiz R., Mattoccia M., Nardi G. eds., Biodiversità dei Monti Lepini. Edizioni Belvedere, Latina, 13-24.

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