“La cavalla Carlotta…” era la canzoncina, in genere cantata a piena gola che risuonava per le volte delle grotte, verso il termine delle esplorazioni. “È cotto, è cotto…” dicevamo noi sorridendo e dandoci di gomito. Infatti, il caratteristico canto goliardico di Emilio arrivava puntuale quando la stanchezza cominciava a farsi sentire.
Era giunto al Circolo nei primi anni Sessanta con un gruppo di cinque amici che erano subito stati battezzati “i Bochicchi” per l’elemento caratterizzante. Era un gruppo ben affiatato, signorile, molto simpatico e divertente con ottimi speleologi. Un acquisto molto felice per il Circolo. Dopo parecchi anni, uno alla volta, con l’età, il gruppo si era disperso ma Emilio e un paio d’altri rimasero. Anzi Emilio fu sempre attaccatissimo e voleva essere costantemente informato e partecipare agli avvenimenti del Sodalizio. In occasione di una certa colletta di fondi per ripulire la sede, di fronte allo squaglio generale, lui al contrario mi aveva rimproverato di non essere stato coinvolto: “Voglio partecipare anch’io” mi aveva detto dandomi la sua offerta. Questa voglia di partecipare attivamente, questa sua generosità erano parte della sua personalità. Da parecchi anni, nel periodo delle ferie, faceva del volontariato in Africa, nel Kenia a Njeri prestando gratuitamente la sua opera professionale di dentista. Non gli piacevano le chiacchiere inutili: lui voleva “fare qualcosa” e farlo presto. Nell’azione, su Emilio si poteva sempre contare.
Si era sposato tardi, con Lucia e avevano avuto un simpatico ragazzino, Luigi, che mai avrebbe potuto trovare un miglior compagno di giochi e di malefatte. Tanto che Lucia, di fronte a qualcuna di quelle più grosse, non sapeva mai se rimproverare il padre o il figlio. Aveva partecipato con noi a molte importanti esplorazioni come quella in Polonia nel 1961 e in Libano nel 1963, in Turchia nel ’69, a tutte quelle negli Alburni degli anni Sessanta e a tutte le altre di quegli anni in Italia. Sempre con grande allegria. Quando c’era lui, tra lazzi, battute, sfottò e canzoncine era tutta una festa, pur lavorando sodo con grande generosità. Chi ha partecipato a qualche uscita con lui se lo ricorda bene perché riusciva a caratterizzare tutta l’esplorazione. Quelle straordinarie emozioni primarie che può dare la speleologia lui le arricchiva regalandoci momenti di intensa gioia, di profondissima amicizia e di esilarante buon umore. Grazie, Emilio.