Nato a Merano il 16 novembre 1919, figlio di Carlo, il barone Mario Franchetti fu presidente del Circolo Speleologico Romano dal 1960 al 1961 e, alla scomparsa di Alessandro Datti, subentrò alla carica dal 1970 al 1973. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Mario era stato ufficiale degli Alpini in quanto anche lui, come suo padre, era appassionato di montagna, benché più portato allo sci che alle scalate. Con suo padre aveva partecipato alle grandi campagne speleologiche del Circolo, appassionandosi anche alla speleologia. Continuò l’attività dello Sci Club 18 ed incrementò gli impianti di risalita presso Cortina. Dotato di un grande fascino personale, di educazione e modi molto signorili, Mario portò al Circolo un’attività scanzonata che, pur tendendo a risultati concreti, voleva sdrammatizzare la retorica che un po’ alla volta si era addensata sulle esplorazioni più impegnative. Sin dal 1950 svolse attività speleologica, partecipando attivamente alle campagne in Matese nel 1955, a quelle sui Monti Alburni, a tutte le campagne nei Monti Carseolani e alla spedizione dell’Ojo Guareña, in Spagna, nel 1958. Diede un decisivo impulso alle campagne in Sardegna, protrattesi per più anni, mettendo a disposizione dei numerosi soci partecipanti una sua magnifica villa presso Olbia, dovuta all’architetto Roberto Menghi, esempio notevole e più volte citato di costruzione integrata totalmente nella natura.
Fu compagno indimenticabile di molte esplorazioni dalle quali lo distraevano, talvolta, le altre sue occupazioni e, in particolare, quella della vela. Aveva infatti attraversato l’Atlantico con una barca di amici appassionandosi a quel mondo affascinante di cui faceva gustosi racconti ed aveva acquistato una importante barca ma, non accontentandosi delle solite crociere, anche lui puntava in alto, ad una competizione del giro del mondo in solitaria. A quell’epoca, non erano ancora state effettuate le grandi regate oceaniche in solitario, per cui la sua iniziativa era particolarmente attraente. Si era fatto costruire una magnifica barca a vela in alluminio, la Cocconasse (nome che derivava da sue esperienze tropicali) e si accingeva all’impresa quando, l’8 aprile 1976, andando in Francia in auto per approvvigionarsi di alcuni accessori della sua barca, si addormentò al volante…